Dio in uno sbadiglio

21.05.2020

Dio in uno sbadiglio, si avete capito bene, in uno sbadiglio, non in un sospiro ma in uno sbadiglio.

Siamo annoiati, rilassati, sdraiati davanti al mare, allunghiamo le braccia stirandole verso il cielo, invochiamo il nome di Dio come uno scarto, come un suppellettile, come un feticcio, rimasuglio marginale delle cose umane.

<< O mio Signore! >>, << O mio Dio aiutaci! >>. 

La liturgia umana ha aggiunto, pure questo importante intercalare fra le sue parole riempitive.

Sbadigliare non è un segno di cattiva educazione, ne tanto meno un azione sacrilega nei confronti della divinità.

Per la psiche lo sbadiglio rappresenta la massima espressione di empatia ed emulazione fra esseri viventi nel mondo animale.
 

Le aree del cervello legate alla sfera emotiva si sovrappongono, in parte, con quelle coinvolte nella risposta allo sbadiglio, con un possibile coinvolgimento dei neuroni specchio.

Il feto umano è stato appurato che sbadiglia a 30 settimane di gravidanza.

Al di là dell'uomo, il contagio dello sbadiglio, con possibili implicazioni empatiche, è stato finora dimostrato negli scimpanzé e nei babbuini gelada.

Un contagio empatico nel nome di Dio, sbadigliare aiuta ad aumentare lo stato di vigilanza di una persona. I paracadutisti sono stati notati a sbadigliare nei momenti prima di uscire dal velivolo.




grazie per l'ascolto da C. Colapisci